Tajana

Intervista con Tajana

Tajana viene da Toronto, si trova a Parigi per uno scambio internazionale con l’Università di Creteuil ed è stata eletta rappresentante dei residenti della Maison de l’Italie per l’anno 2014. Proviene da una famiglia numerosa di origine jamaicana ed ha un forte carisma che la rende apprezzata da tutti.

Raccontami della tua prima impressione della Maison de l’Italie, dei tuoi primi giorni…

La prima impressione è che c’erano troppe persone più grandi di me! La sera non c’era nessuno che stava in cucina, erano tutti gentili, ma non lo ritenevo un ambiente adatto a me. A me piace fare festa… e inoltre non riuscivo a capire quello che dicevano, tutti parlavano italiano. Poi ho capito che l’esperienza che potevo fare qui non è quella che mi immaginavo appena arrivata. All’inizio volevo tornare alla Maison du Canada, avevo chiesto se potevo trasferirmi là e loro mi avevano risposto che non era possibile, dicendomi che se un paese invia un diplomatico in un altro non può riprenderlo senza motivazione, sarebbe dannoso per la relazione tra i due. Poi ho compreso che l’esperienza che pensavo di volere e quella che ho adesso non erano la stessa cosa. Qui è come stare in famiglia, e ho apprezzato una cosa in particolare che si ritrova anche nella mia cultura: io sono canadese ma sono anche jamaicana, e nella mia cultura ci si ritrova attorno al cibo, è strano dirlo, ma penso succeda lo stesso in Italia. Poi per noi la nonna è una figura molto importante, e lo è anche per gli italiani. Vedi, due cose che accomunano due culture che alla base potrebbero essere completamente differenti, i Caraibi sono molto lontani, eppure in profondità ho visto qualcosa nella Maison che ci lega. Anche se non ho amato la troppa tranquillità di questo luogo, ho molto apprezzato questi aspetti che mi hanno fatto sentire a mio agio in una cultura che non è la mia. Anche una piccola cena mi fa pensare alla mia famiglia, mi sento a casa. Vivere alla Maison d’Italie mi ha spinto a conoscere gli altri, penso che gli altri abbiano riconosciuto la mia disponibilità a conoscerli anche se non parlavo la loro lingua, ho sentito che volevano che facessi parte del loro gruppo. Quello che detestavo alla fine è stato ciò che mi ha aiutato.

Come hai deciso di far parte del comitato?

Sono sempre stata molto socievole e attiva, ma a Toronto non ho mai partecipato a un comitato, quindi mi sono detta adesso sono a Parigi, in Francia, ed è arrivato il momento di utilizzare il mio talento sociale. Così sono entrata nel comitato e sono diventata la presidente, penso sia ironico: sono canadese e jamaicana, e sono la presidente della Maison degli italiani! Credo che questo esempio sia esattamente lo spirito della Cité Universitaire: le persone si incontrano, si integrano e si mescolano.
Per quanto riguarda lo scambio e l’integrazione, la cucina del terzo piano è sicuramente il luogo più vivo della Maison de l’Italie, ci sono sempre molte persone e c’è l’interazione della giornata, a volte pensi di restare cinque minuti e invece ci passi tre ore. Ho poi imparato che con le lingue, anche se non puoi comprendere tutto, c’è più di un modo per ascoltare, per esempio puoi ascoltare guardando. Io non parlo italiano, posso comprendere quello che succede accanto a me se guardo quello che le persone fanno e come agiscono, a volte rido ma non ho capito la battuta, è comunque divertente anche se non ho compreso le parole che hanno detto! Quando penso alla Cité Universitaire, se potessi dire cos’è veramente, è questo cerchio in cui entri, è l’unità attraverso tutte le Maison e tutte le persone, ma anche il fatto che all’interno della nostra unità si è tutti diversi, ed è questa la vera bellezza.