Anna Romanello è un’artista-performer che dal 1972 ha insegnato Grafica d’Arte in diverse Accademie di Belle Arti in Italia, ultima quella di Roma. Ha risieduto alla Maison d’Italie nel 1975.
La mia testimonianza è in primo luogo un ritorno indietro nel tempo, un racconto che mi riporta a quarant’anni fa. Era il 1975 e io ero una giovane studentessa dell’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi; era una stagione di esperienze importanti e di incontri che avrebbero segnato per sempre la mia carriera di artista, come la frequentazione dell’Atelier 17 di S. W. Hayter. Entusiasta, curiosa, con gli occhi e la mente spalancati su quel mondo e sul fervore creativo di un ambiente internazionale, varcavo i cancelli della Cité Internationale Universitarie e le porte dell’edificio austero e imponente della Maison d’Italie.
Come tutti gli studenti italiani che arrivavano da Parigi fui accolta dal professor Aldo Vitale, di cui ricordo il sorriso e la gentilezza, la disponibilità umana prima ancora che professionale. La Maison, sotto la sua direzione dal 1968 al 1989, non era soltanto la “casa” di chi era lì per studiare ma rappresentava anche un polo culturale per la città di Parigi, dove si svolgevano eventi importanti e manifestazioni culturali prestigiose.
Erano occasioni di incontro con scrittori di cui avevi solo sentito parlare e di cui venivano presentate le opere, oppure rassegne di film d’essay che in Italia non arrivavano mai, mostre e installazioni di autori noti e meno noti.
Ricordo che una delle mie prime mostre fu ospitata proprio dalla Maison e per me fu un onore.
Vivere in un ambiente internazionale rappresentò un’esperienza unica e indimenticabile, che mi consentì di conoscere e frequentare giovani studenti che provenivano da ogni parte del mondo, e mi aprì a nuove prospettive culturali e artistiche, a esperienze umane e professionali che mi hanno resa più matura e consapevole. Non potrò mai dimenticare la solidarietà che ci univa, e quelle sere trascorse sui gradini della Maison ad aspettare il compagno, il vicino di stanza, per poter condividere con lui le emozioni di una giornata o semplicemente una camminata nei quartieri e lungo le vie di quella città affascinante, che a tutti noi avrebbe cambiato la vita.
Per la mia carriera personale, sia di artista che accademica, fu fondamentale l’incontro con alcuni maestri, e tra tutti il più importante fu S.W. Hayter, che era amico di Aldo Vitale, e che mi ha aperto la via dell’incisione, alla quale si lega la gran parte della mia produzione artistica. Ed è grazie a quegli anni e alle persone che ho potuto incontrare là, che oggi posso trasmettere la stessa passione, la stessa energia, lo stesso sapere ai miei studenti. Come un inanellarsi, che procede nel tempo e non si perde mai, di amore, di sapienza, di dedizione a quel patrimonio di competenze e di valori al quale loro hanno
creduto e noi continuiamo, caparbiamente e fortemente a credere .
Anna Romanello