L’Ambasciatore Carlo Maria Oliva è un diplomatico italiano ed è stato dal 2010 al 2014 Capo della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Ha soggiornato alla Maison d’Italie nell’estate del 1968.
Maison d’Italie – Un ricordo
Parigi, estate 1968: erano ancora presenti gli echi e le tracce delle grandi manifestazioni e degli scontri avvenuti solo pochi mesi prima ed era stata anche l’estate che aveva visto soffocare nel sangue la Primavera di Praga. Ma per un ragazzo di 18 anni, che aveva appena superato la maturità classica e che aveva di fronte qualche mese di vacanza prima di iniziare l’Università, un soggiorno di alcune settimane a Parigi rappresentava il coronamento di un sogno e la prospettiva di un’esperienza affascinante.
Nonostante gli anni passati, ho un ricordo nitido della Cité Universitaire e, in particolare, della Maison d’Italie, che, se non erro, aveva celebrato da poco il decennale della sua istituzione. Vi ero giunto tramite conoscenze familiari. Un amico italiano dei miei genitori, che viveva da tempo a Parigi, era in contatto con l’allora Direttore della Maison e l’aveva consigliata a mio padre. Fu una scelta indovinata! Tra l’altro ebbi la fortuna, entrando nella stanza a due letti che mi era stata assegnata, di trovarvi un mio amico romano. Era alla fine del suo soggiorno, ma grazie a lui feci subito la conoscenza di alcuni ragazzi e ragazze, con il vantaggio di accorciare sensibilmente i tempi del mio inserimento nella nuova realtà.
La Citè Universitaire aveva un’atmosfera eccitante. Pur venendo da una città come Roma, non era per me usuale incontrare giovani di tanti paesi con percorsi e storie diverse. Ricordo quindi ore di conversazioni e serate passate a confrontarsi sui temi più disparati, in un mondo che si stava affacciando alla globalità. Ricordo le passeggiate al Parc de Montsouris e le visite che ci scambiavamo nelle maisons delle varie nazioni. Nel nostro gruppo vi era tra gli era uno studente cambogiano, che vantava parentele con la famiglia reale, e, in effetti, quando entrava alla Maison du Cambodge, il personale si inchinava al suo cospetto.
Eravamo spensierati e pieni di ottimismo, ma i giovani dovrebbero esserlo sempre. Ed alcune amicizie nate allora sono restate a lungo.
Quando arrivai alla Maison d’Italie, ero già orientato alla carriera diplomatica, ma certamente l’esperienza parigina mi ha rafforzato in tale scelta. D’altra parte, dovrebbe essere normale essere curiosi, avere interesse ad apprendere realtà diverse dal tuo quotidiano, apprezzare la bellezza della diversità, l’uscire dalla routine. Non si spiegherebbe altrimenti il successo di un’iniziativa come il Programma Erasmus. Ed a maggior ragione va riconosciuta la capacità visionaria di coloro che già tanti anni prima avevano avuto l’idea di dare vita ad un’istituzione destinata ad accogliere studenti e ricercatori di tutte le parti del mondo.