Davide Petturiti vive a Città di Castello, in provincia di Perugia, e ha soggiornato alla Maison de l’Italie nel 2012 durante un periodo di ricerca presso il Laboratoire d’Informatique de l’Université Pierre et Marie Curie (PARIS 6), previsto dal suo Dottorato di Ricerca.
Immaginati di dover spiegare che cos’è la Cité Universitaire a qualcuno che non la conosce. In che modo la descriveresti?
Descrivere la Cité in poche parole è davvero difficile. Ho trascorso periodi all’estero sia prima che dopo il mio soggiorno a Parigi, ma in nessun luogo ho trovato quella stessa atmosfera. La Cité è un posto fuori dal tempo, dove persone di età, lingue e religioni diverse vivono assieme quotidianamente, in armonia. É un luogo di condivisione e di crescita, dove si scopre che le distanze culturali in realtà non sono vere “distanze” ma, sorprendentemente, si possono avere più cose in comune con una ragazza armena o con un ragazzo di San Paolo, che con tanta gente del piccolo paesino del centro Italia in cui si vive da quasi 30 anni.
Come hai trascorso i tuoi primissimi giorni alla Maison?
Sono arrivato alla Maison de l’Italie mercoledì 1 febbraio 2012, nel primo pomeriggio: a distanza di due anni ricordo ancora il momento con precisione. Ho passato le prime ore a capire dove mi trovavo poiché Parigi tende facilmente ad inghiottire chi viene da realtà piccole, come me. Dopo aver trovato un supermercato ed aver fatto un po’ di spesa, sono tornato alla Maison per l’ora di cena. Entrando in cucina per depositare gli acquisti, mi sono imbattuto in una tavolata di ragazzi di età, colore e nazionalità diverse che mangiavano chiassosamente. Ho ancora quell’immagine vivida nei miei ricordi. Al mio ingresso, cosa che al momento mi ha spiazzato, non sono stato guardato con diffidenza ma, tutt’altro, sono stato subito accolto con grande calore. Dopo essermi presentato, i ragazzi mi hanno informato che stavano uscendo per recarsi alla Maison Internationale AgroParisTech e mi hanno invitato ad unirmi a loro. A quel punto avevo due scelte: declinare l’invito ed andare a riposarmi dopo l’estenuante giornata di viaggio, oppure imbarcarmi, al quanto sfinito, in una serata con persone mai viste prima. Ancora oggi ringrazio di aver fatto la seconda scelta. Da quel momento, quelle persone “sconosciute” sono diventate i miei i miei amici, la mia famiglia, la mia casa.
Pensi che questa esperienza sia stata importante per la tua vita, professionale e non?
Questa esperienza ha avuto un forte impatto sulla mia vita, specialmente per quanto concerne i rapporti con gli altri. E’ stato un arricchimento personale insostituibile anche da un punto di vista linguistico, poiché in pochi mesi sono riuscito a parlare un buon francese pur non avendolo mai studiato prima. La vita alla Cité mi ha fatto sentire parte di un qualcosa di vivo che esisteva prima che arrivassi e che continuerà ad esistere: è stato bello intrecciare un parte della mia storia personale con la sua storia.