Intervista con Fabiana
Fabiana studia storia contemporanea all’Università di Pisa ed ha vissuto a Parigi nel 2014 grazie ad una borsa del programma erasmus. Durante il suo soggiorno alla Maison de l’Italie, amava cucinare e frequentare la biblioteca della Cité Internationale, dove preparava gli esami per i corsi che frequentava all’EHESS.
L’ambiente internazionale della Cité Universitaire ti ha favorita nelle relazioni sociali?
Mi sento molto fortunata perché è un ambiente protetto in cui hai la possibilità di conoscere culture da tutto il mondo, puoi entrare in contatto con persone che vengono da posti di cui magari non sapevi nemmeno l’esistenza, che hanno culture completamente diverse dalla tua, ed è un’esperienza che ti cambia, cresci con loro, vivi a contatto con loro e vedi anche in modo diverso la tua cultura. A livello linguistico è sicuramente un ottimo posto dove praticare il francese e l’inglese. Ho avuto anche modo di superare quei pregiudizi legati alle nazionalità che inevitabilmente ci portiamo dietro, poiché ho conosciuto tante persone e culture diverse, cosa che non sarebbe potuta succedere vivendo a Pisa, dove è più facile fare amicizia con altri studenti o persone che vivono come te, che la pensano come te, che hanno avuto le stesse esperienze. Ho conosciuto persone che spero di rivedere nel futuro, qui siamo tutti accomunati dalle stesse cose, siamo lontani da casa, c’è solidarietà, tutti cercano di alimentare un senso di comunità.
Qual è un posto della Maison che ti piace, uno che non ti piace e uno che manca?
Sicuramente a livello sociale le cucine, è il posto principale che abbiamo per socializzare e conoscere gli altri, però io mi sento bene nella mia stanza, non so, mi è mancata nei cinque mesi che ho abitato in appartamento qui a Parigi. Nonostante stessi benissimo con la ragazza con cui condividevo la stanza, mi mancava un posto mio; ora quando rientro la sera nella mia camera sono proprio contenta.
Hai storie divertenti sulla Maison da raccontare?
C’è stata una tragedia iniziale: un giorno io e Luisa, entrambe appena arrivate, abbiamo scoperto le placche a induzione della cucina comune non supportavano la moka. Ne abbiamo provate di tutte, mettendola dentro ad altre pentole, ma non funzionava. Allora abbiamo cominciato a fare su e giù per tutte le cucine alla ricerca di qualcuno che ci trovasse una soluzione e finalmente troviamo una ragazza canadese che ci ha suggerito di provare la tecnica del bagnomaria, e alla fine ha funzionato! Non ho poi aneddoti in particolare, perché anche solo se mangiamo insieme è una serata divertente.
Come descriveresti la Cité Universitaire a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare?
Mi è già successo di doverla descrivere, di solito inizio da una descrizione fisica, dicendo che ci sono delle case per i vari paesi all’interno di una città nella città. Credo sia importante che la Cité sia stata costruita a Parigi, in una metropoli che può essere alienante, e trovo sia fondamentale la politica di mescolare le nazionalità nelle varie case. Quindi la descriverei come un posto in cui andare da studente almeno una volta nella vita. Non è come una residenza universitaria qualsiasi, c’è tanta vita, tanta cultura.