Mircea

Intervista con Mircea

Mircea è abituato a viaggiare, per il suo post-Doc in matematica ha partecipato a conferenze in Corea, Canada e in altre parti d’Europa. Quando ci siamo incontrati nel 2014, viveva da qualche mese alla Maison de l’Italie e il suo carattere socievole e aperto gli ha permesso di farsi molti amici alla Cité Universitaire.

Come hai trascorso i tuoi primi giorni qui alla Maison de l’Italie?

Cercavo di passare spesso davanti alla porta della cucina, vedere chi c’era, cosa si faceva, quando arrivi devi darti un po’ da fare per conoscere qualcuno. Le prime settimane quando passavo da qui cercavo di parlare con tutti, in realtà ex residenti mi avevano detto che le cucine erano diverse, più grandi, che c’era una socialità più viva, pensavo di non dovermi sforzare molto per conoscere persone, invece non è stato proprio così. Poi nell’eccitazione di quando arrivi a Parigi ti sembra strano qui, tutto il resto è frizzante, qua invece ho notato una certa tranquillità.

L’idea alla base della Cité Universitaire nata negli anni venti era quella di un luogo in cui le future élites mondiali si potessero trovare assieme per imparare a superare i pregiudizi ed evitare un nuovo conflitto. Un luogo per raggiungere una pace condivisa, per migliorare le relazioni internazionali. Questa idea è ancora alla base della Cité Universitaire? Oppure ha per te altri significati?
Quando sono arrivato qua la prima impressione era quella che tutte le nazioni fossero un po’ “ghettizzate”, ognuna in una propria casa, mi sembrava ormai sorpassata come idea… Mi è sembrato che in un certo senso volessero separare, ordinare, classificare le persone a seconda della loro nazionalità. Ma poi mi sono accorto che mi sbagliavo, e che probabilmente sta a te andare a bussare alle altre Maison e conoscere le altre persone, invece che aspettarti che tutte queste persone siano i tuoi vicini di stanza.

La Cité è una sorta di città dentro la città. Come vivi questo ambiente in rapporto alla città di Parigi?

É un luogo protetto, c’è un guardiano e due porte da attraversare. A volte penso sia troppo protetto, forse questa necessità di proteggersi dall’esterno era più consona in un altro momento, in cui essere all’università era qualcosa per élites. Oggi separare queste due realtà a volte mi sembra un’insensatezza. Mi piacerebbe ci fossero più scambi: per renderla più al passo con i tempi si potrebbe cercare di fare interagire di più la vita nella Cité con eventi che ci sono fuori, per esempio quelli per studenti che vengono organizzati nei Musei o nell’ambito dell’università, per arricchire l’interazione con la città. Sarebbe bello evitare queste separazioni e questa protezione eccessiva. Se questa idea di creare un luogo di scambio è ancora valida, forse è perseguita in un modo sbagliato, seguendo una strada che non trovo attuale.